Il progetto BIBLIOHOME nasce dal desiderio di bussare alla porta delle persone, per entrare nelle case e negli spazi della mente e del cuore. BIBLIOHOME è molto di più di una raccolta di articoli, di tutorial, di esperienze.. Tra le righe trovi molto altro, basta ENTRARE, CERCARE, SCOPRIRE, INVENTARE da solo o con altri nuovi e differenti percorsi di conoscenza, di apprendimento, di libertà creativa. Con BIBLIOHOME diventi protagonista e fruitore, scegli TU chi vuoi essere
martedì 28 aprile 2020
Benevenuto nella sezione Teatro e Narrazione
“Il teatro porta alla vita e la
vita porta al teatro. Non si possono scindere le due cose .”
Eduardo De Filippo
Caro lettore, che tu sia uno del
mestiere, un appassionato, un ricercatore di teatro e delle sue arti
espressive, o un semplice curioso, sei il benvenuto in questa
sezione! Qui il sipario è aperto e lo spazio del palcoscenico
racconta l'uomo, le sue emozioni, relazioni e necessità.
Il teatro è da sempre un'occasione di conoscenza, riflessione e di scoperta della vita e dei suoi
mondi possibili. Pertanto, in questa sezione troverai articoli,
pubblicazioni, video che “parlano” del teatro, delle sue
produzioni e della sua valenza formativa ed educativa.
Il materiale messo a disposizione
appartiene sia a fonti esterne che interne alla nostra BIBLIOHOME.
SULLA FUNE DI NUOVI EQUILIBRI
In questo periodo condizionato dalla pandemia in corso
siamo stati tutti catapultati in una nuova realtà, una realtà in cui lo slogan #iorestoacasa
è diventato un monito ormai noto e rispettato da molti, in particolare da
famiglie con giovani e bambini.
La casa quindi come strumento che, tenendoci lontani
dagli altri, ci protegge dal contagio, ma per molti la casa non è mai stata
rifugio sicuro e le mura domestiche rappresentano oggi un pericolo. E’ molto
importante seguire le direttive dei governi per la sicurezza della comunità, ma
altrettanto importante che gli stessi governi riconoscano che la casa non è un
luogo sicuro per tutti e si mobilitino tenendo in massima considerazione questa
discriminante nell’ideazione delle misure di controllo dei contagi e nella
pianificazione di una possibile fase di ripartenza.
La pandemia non ha azzerato le vulnerabilità già
esistenti, anzi l’emergenza attuale semmai ha acutizzato problematiche sommerse,
tra cui isolamento, violenza fisica psicologica e disagio. Il rischio del
Coronavirus non è quindi solo sanitario ed economico, tema che ricorre come
preoccupazione costante dei tecnici, ma dall’osservatorio dell’Associazione La
Nostra Comunità, che da anni si batte in prima linea per i diritti dei più
fragili – bambini e persone con disabilità, il rischio è anche sociale,
educativo e psicologico. Tale consapevolezza ci sprona, come operatori del
sociale, a rivedere i paradigmi della qualità dei nostri servizi alla persona.
È giunto il tempo quindi di intraprendere nuovi orizzonti dell’azione
educativa, valorizzando il nuovo che inaspettatamente ci siamo trovati a vivere
in maniera universale e adattare l’esperienza al cambiamento.

L’Associazione crede da sempre nell’importanza della
“rete di sicurezza” che possa far camminare tutti sulla fune con la possibilità
remota di cadere senza rompersi, ma rimbalzando come una molla che anche se
urta ritrova la sua forma, arma di resilienza nelle situazioni difficili.
Benvenuto nella sezione Musica
Benvenuto,
caro lettore, nella sezione musica della BIBLIOHOME!
Sì,
non sei passato per uno scuro androne,
non
hai attraversato lunghi e misteriosi corridoi rischiarati alla fioca
luce di lampade ad olio né hai dovuto recitare arcane formule per
fare aprire porte e portoni ma …eccoti qui, in un Luogo a suo modo
magico,dove insieme alla bellezza già costitutiva della Musica
potrai assaporarne il valore formativo, comunicativo, lenitivo,
curativo, sociale, aggregativo …
Ed
ora, caro lettore, non ci resta che augurarti bon voyage, buon
viaggio!
La narrazione tra vita e professione. “Educatori con poesia: libere ispirazioni sulla casa”
“Ti
racconto una storia”: quante volte ci siamo sentiti dire questa
piccola frase che ci apriva scenari immaginari fatti di eroi, mostri,
fate e finali più o meno inaspettati; oppure “mi ricordo di
quando”: le parole con cui si aprivano i racconti reali di un
tempo. E' un dato di fatto e necessario che l'uomo abbia bisogno di
narrare per costruire sapere, fare esperienza e ricordare.
C'è
chi della narrazione ne ha fatto una professione e non parlo solo di
scrittori, drammaturghi, giornalisti, poeti: mi riferisco agli
educatori e ai pedagogisti che, più o meno consapevolmente, sono
promotori sempre di narrazioni. Essi “raccontano” vite altrui, le
accolgono, osservano e le descrivono, mentre, al contempo,
costruiscono la loro stessa vita; ascoltano non solo con le orecchie,
ma cercano di farlo con ogni parte di sé, conoscendo e riflettendo
sul proprio mondo interiore; sono “poeti”, perché cercano
immagini, piccole sfumature e la meraviglia in ciò che spesso appare
solo in un “mondo possibile”, a volte ancora nascosto.
Ho
scelto così di aprire questa sezione di Teatro e Narrazione, con i
“racconti poetici” di alcuni operatori dell'associazione
La nostra comunità,
contestualizzandoli nel periodo che stiamo vivendo, quello della
pandemia che ci costringe tutti a casa.
Il
grande Bertolt Brecht (drammaturgo tedesco del Novecento) con “Il
fumo” ci ha offerto suggestioni e spunti per narrare “poeticamente”
della propria casa, della sua essenza e dei suoi significati. Cosa
rappresenta per te “il fumo della casa?” Cosa non deve mai
mancare nella tua casa?: queste le domande che hanno ispirato le
narrazioni.
Con le
diverse restituzioni, è stato creato un piccolo video, ricco di
messa in gioco, poesia e disponibilità, caratteristiche con cui la
nostra “realtà educativa e narrativa” ha a che fare e a cui
tende ogni giorno.
Il
mondo personale e quello dell'altro si aprono così ad un dialogo
continuo tra emozioni, ragione e sentimento.
Buona
lettura e buona visione!
Il fumo
La
piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal
tetto sale il fumo.
Se
mancasse
Quanto
sarebbero desolati
La
casa, gli alberi, il lago!
(B. Brecht)
Alessandra
G.
Benvenuto nella sezione Cultura
Molti forse non sanno che questa parola
deriva dal latino “colere” che significa COLTIVARE.
Bene, con cura, pazienza, laboriosità,
genio, abbiamo insieme l’opportunità di
COLTIVARE CULTURA, in questo spazio che diventa un
pensatoio condiviso, un amplificatore di conoscenza, un tempo altro
che ci regaliamo.
Qui trovi articoli, informative,
iniziative ed eventi, ma tra le righe trovi molto di più.
Entra senza indugio e buona ricerca
lunedì 27 aprile 2020
"PAPARIARE" ai tempi del Covid-19: l'attualità del testo di Eduardo De Filippo
La
quarantena dettata a tutti a causa del Covid-19 ha costretto molte
persone a fermare il proprio turbinio quotidiano, a dare uno stop a
ciò che fino a quel momento era stato e sembrato necessario. Così, nelle mura delle proprie case,
almeno nelle situazioni più fortunate, ci si è trovati di primo
acchito a dover pensare a come passare il tempo sino ad allora
riempito di tante cose.
Spot pubblicitari, testate giornalistiche, articoli di esperti e specialisti si sono dedicati a dare consigli e a metter in circolo saperi per sostenere “l'uomo” in questo periodo di delicato “arresto”(che poi pare che per molti il tempo sia comunque frenetico tra gestione di casa, figli e Smart Working). Forse si teme che il tempo non possa fruttare , si perda tempo o che semplicemente non siamo abituati a “stare”, a procedere con lentezza come la Pedagogia della Lumaca di Gianfranco Zavalloni ci insegna.
Spot pubblicitari, testate giornalistiche, articoli di esperti e specialisti si sono dedicati a dare consigli e a metter in circolo saperi per sostenere “l'uomo” in questo periodo di delicato “arresto”(che poi pare che per molti il tempo sia comunque frenetico tra gestione di casa, figli e Smart Working). Forse si teme che il tempo non possa fruttare , si perda tempo o che semplicemente non siamo abituati a “stare”, a procedere con lentezza come la Pedagogia della Lumaca di Gianfranco Zavalloni ci insegna.
Eppure,
tale condizione non è una novità per quelle persone che
appartengono alla fascia definita“
fragile” e che hanno esperienza continua dell'attesa, dello stare e
della ricerca del fare (magari condiviso che è più bello). Forse
stiamo assistendo ad una rivoluzione copernicana che fa della
fragilità un esempio da cui apprendere o forse in questo momento più
che mai la condizione di fragilità appartiene a tutti?
Il
teatro ancora una volta ci offre degli spunti di riflessione e
riprendendo alcune battute da “Le voci di dentro”, il
grande Eduardo de Filippo parla del "papariare" in un dialetto efficace e
diretto come quello napoletano.
“A 'mme me fa piacere
quando la mattina mi sveglio così, tengo un poco di tempo e mi posso
papariare per la casa. Papariare, cioè fare con comodo tutte quelle
piccole cose che uno ha sempre rimandato, non ha mai fatto, poi dico
tengo un poco di tempo e lo faccio.”
La traduzione in italiano di “papariare” è “galleggiare
oziosamente, godere di una situazione di relax in acqua”.
Ecco che allora potremmo provare a “papariare” non solo svolgendo
quelle azioni quotidiane che non si riescono a fare, ma cercando
stili di pensiero inusuali per le nostre menti, cambiando prospettiva
di sguardi, provando a “galleggiare” fluttuando anche sulle
proprie fragilità per farne una forza.
In una visione circolare del tempo, si potrebbe dire che le diverse
affermazioni di pedagogisti anche dei tempi passati, come Rousseau e
Freinet, tornano attuali più che mai, promuovendo la valorizzazione
della lentezza, dell'ozio creativo e dell'incontro tra uomo e natura,
in un ottica comunitaria.
E allora, ben venga il "papariare" come riscoperta dell'uomo e della sua natura.
Alessandra G.
CLICCA QUI per il VIDEO "PAPARIARE", E. De Filippo
venerdì 24 aprile 2020
SORELLA BELLEZZA di Luigino Bruni
Abbiamo un vitale bisogno della virtù civile ed economica della bellezza. La bellezza ci è necessaria per il rilancio della nostra economia e del lavoro, per una rifondazione della scuola e dell’università, e per curare veramente le vecchie e nuove forme di povertà involontaria e non scelta, che per essere sanate hanno bisogno della bella povertà di Francesco. L’economia e la civiltà italiane non hanno solo ‘generato’ bellezza (artistica, musicale, urbana ...): prima è stata la bellezza a generare economia e civiltà. Il Made in Italy, di ieri e di oggi, lo hanno fatto artigiani lavoratori formati dalla bellezza, cresciuti in mezzo alle nostre cattedrali, piazze, valli, mari e montagne. Gli input delle nostre economie non sono stati soltanto le materie prime, il capitale e il lavoro: nelle filiere produttive sono entrati anche Dante, Pinocchio, Fellini, storie, paesaggi, affreschi, chiese. Bellezza che è diventata anche design, auto, scarpe, abiti, cibo. Quando andiamo in Umbria o in Sicilia per turismo eno-gastronomico, non ‘consumiamo’ soltanto alloggio, cibo e vino, stiamo ‘mangiando e bevendo’ anche bellezza, accumulata in millenni di cultura e di paesaggio (nel prezzo dei beni ci sono componenti che l’imprenditore vende, ma che non son suoi: le tasse sono anche questo). Siamo stati capaci di creare valore economico finché siamo stati capaci di generare valore aggiunto in bellezza, fin quando l’abbiamo saputa raccontare, e poi tradurla anche in prodotti, in beni, in economia, benessere. Oggi stiamo consumando bellezza, ma non siamo capaci di riprodurla, se non in quantità minima. Dobbiamo tornare a produrre bellezza, se vogliamo tornare a produrre beni e lavoro. Ma la bellezza non si pianifica nelle business school né nei tavoli politici: nasce, fiorisce, dalla gratuità, da quella charis / grazia che è radice anche di bellezza (grazioso), e quindi dall’amore dei luoghi, delle città, dei territori. La bellezza è poi essenziale, sebbene oggi meno evidente, per una buona scuola e buone università, che sperimentano carestie non solo di risorse economiche e finanziarie, ma anche di bellezza. Per la formazione del carattere dei bambini e dei giovani dovremmo usare i luoghi più belli della città, oggi catturati dalle banche e dalle rendite, mentre gli studenti sono confinati in edifici sempre meno curati, spesso in un vero stato di degrado. Non so come si possa insegnare, incontrare e conoscere Socrate, Pitagora e Leopardi in luoghi brutti. Chi lavora nelle scuole sa – se vede bene – che le aule, le pareti, i giardini parlano e insegnano, sono ‘colleghi’ parlanti linguaggi non verbali, ma vivi come i nostri. Questo lo sanno molto bene i bambini, perché lo hanno imparato dalle fiabe e dai cartoni, dove anche i grilli, gli animali e le piante parlano, e dove le case hanno occhi e sanno sorridere. Anche per questo motivo i bambini non sono adulti con qualcosa in meno, perché hanno anche qualcosa in più degli adulti, che si perde crescendo. Senza questa consapevolezza è impossibile una vera reciprocità bambino-adulto. Ma se pochi minuti dopo aver letto un testo di Ungaretti, cercando di far vivere e sperimentare qualcosa del mistero della poesia (la poesia o la si vive e sente nella carne, o è esercizio inutile, se non dannoso), gli alunni e gli studenti fanno ricreazione in luoghi sciatti e degradati, quell’esercizio di libertà e di verità si disperde. Così il giorno dopo l’insegnante-Sisifo, deve ripartire da zero, o quasi. Non c’è scuola buona che non sia anche bella. Ma se c’è un luogo dove il bisogno di bellezza è ancora più urgente, questo è il mondo delle povertà. Nelle società passate, i luoghi più belli della città erano le cattedrali e le chiese, abitati dal popolo, quindi anche dai poveri. È stupefacente pensare che gli affreschi di Giotto e di Caravaggio adornavano anche, e soprattutto, i luoghi dei poveri, quelli della gente semplice, umile, analfabeta: il giogo duro delle loro vite brevi e piene di stenti era reso più leggero anche dal dono dell’arte di artisti e di mecenati, che con la bellezza restituivano e condividevano parte della loro ricchezza. Certo, in quelle società c’erano ancora molto lusso e molta ricchezza privata non condivisa con tutti né tantomeno con i poveri. Ma oggi, nonostante rivoluzione francese e democrazia, la ricchezza condivisa sotto forma di bellezza è ancora minore, perché la ricchezza che nasce dalla finanza finisce nei paradisi fiscali, o in residenze e beni di consumo privatissimi e invisibili. Le ville dei super-ricchi non abbelliscono alcuna città, perché la gente non le vede più, tantomeno le ‘abita’: sono ricchezze incivili, perché non sono nelle e per le città. Così quei lussi e quegli sfarzi non sono più autenticamente bellezza, e neanche per chi li possiede, perché la bellezza per essere tale ha bisogno dello sguardo dell’altro, e dello sguardo del povero. «Sposata hai una pena di non provar gioia alcuna che non sia di tutti»: c’è qualcosa di universale in questo bel verso di Davide Maria Turoldo. «Nella mia cooperativa – mi raccontava un imprenditore civile – voglio avere ottimi parrucchieri, perché – aggiungeva – se una signora anziana che si è fratturata un femore non si risente bella, non guarisce, e può lasciarsi morire». La bellezza vera è terapeutica: si può morire, o non guarire, anche per la bruttezza dei luoghi. Accogliere e aiutare persone povere in luoghi belli dà loro quella forza in più per fare il primo passo per riprendere il cammino, perché la bellezza risveglia la nostra parte migliore. Questa bellezza non è un bene di lusso, è un bene di prima necessità, che coabita con la sobrietà e la povertà. Riportiamo allora la bellezza nelle città, nelle imprese, nelle scuole, altrimenti ci mancherà la forza spirituale e simbolica per ricominciare.
Un omaggio allo scrittore Sepulveda, che ci ha insegnato a volare
In un periodo che ci ha tarpato le ali è bello poter ritrovare la fiaba, la forza di una parabola magnificamente descritta nel libro di Sepulveda “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”.
Ed allora mi ritrovo a pensare ai tempi del liceo quando terminato l’anno scolastico i docenti di italiano consigliavano a noi studenti libri da leggere durante le vacanze estive : non mancava mai Sepulveda e la sua gabbianella.
Oggi come allora la lettura è un piacere , tra le righe del libro trovi parte di te, la storia diventa la TUA storia e nelle parole dello scrittore Sepulveda ti nutri di messaggi di grande attualità e speranza.
L’amore per la natura, il rispetto della diversità, l’esplorazione dell’immaginario e del reale...
"Così, ora che lo scrittore cileno ha spiegato le sue ali, ci sembra doveroso alzare gli occhi al cielo e ricordare chi ci ha fatto sentire di essere al posto giusto nel mondo, a chi ci ha fatto apprezzare e, magari, anche amare ciò che ci rende diversi dai nostri simili. Buon Volo"
mercoledì 22 aprile 2020
Una MUSICA può fare
Una MUISICA può fare
- Musica dalla camera -
"Una musica può fare … salvarti sull'orlo di un precipizio,
quello che la Musica può fare!"
Questo cantava nell'ultimo anno del XX secolo il cantautore Max Gazzè.
Ed oggi? cosa può fare la musica?
Ci sono giovani cantautori che, dalle loro case, cantano la speranza?
Forse ne abbiamo scovata una …
,,, l'intervista ad Annachiara Fontana, giovane cantautrice
Ed ora - DIETRO LO SCHERMO - buon ascolto!
C'è Musica in carcere
Beh, si! Da anni alcuni Istituti Penitenziari danno la possibilità ad associazioni, per lo più di volontariato, di fare attività culturali, ricreative, sportive, socializzanti ed anche terapeutiche. La musica è molto richiesta tra le persone che vivono in un regime di detenzione e talvolta anche dal personale che lavora all'interno di tali strutture. La II Casa di Reclusione di Milano, più comunemente conosciuta come "Carcere di Bollate", è sicuramente tra le più innovative d'Italia per quanto concerne la vocazione rieducativa e non punitiva che la nostra Costituzione prevede abbiano le strutture detentive; anche lì c'è ancora da fare, ma tante donne ed uomini di buona volontà, tra personale amministrativo e di Polizia Penitenziaria, persone detenute, volontari e operatori sociali, s'impegnano per migliorare tale luogo. Ebbene, da dodici anni, in uno dei reparti di questa struttura opera l'Associazione Arpamagica con il laboratorio di musicoterapia. E' qui con noi per parlarcene la Dott.ssa Silvia Castagnola, Presidente di Arpamagica.
Fai un click sul riquadro qui sotto per ascoltare l'intervista
Di seguito, l'ultimo lavoro di songwriting del laboratorio di Arpamagica con i detenuti del 7° reparto della Casa di reclusione di Bollate. Con il termine songwriting s'intende l'utilizzo di tecniche di scrittura di canzoni in ambito musicoterapico. In questo caso i partecipanti si sono cimentati in una rielaborazione del testo della canzone "Hallelujah" di Leonard Cohen.
Qui sotto trovate il video di "Hallelujah" nella celebre versione di Jeff Buckley
Se riuscite, consigliamo l'ascolto leggendo il testo creato nel laboratorio di musicoterapia.
Pensate ad un coro di venti uomini che canta quelle parole dalla "cella di musica" di una struttura penitenziaria.
Le voci sussurrano la prima parte di ogni strofa e poi, in un crescendo all'unisono dell'emissione sonora, arrivano al ritornello, dove,
l'Hallelujah recitato cantando, dona pace - almeno in quel "qui ed ora" - ai Cuori.
martedì 21 aprile 2020
Riflettiamoci
RIFLETTIAMOCI
(Quadri di vita)
RIFLETTIAMOCI è il titolo di una collezione di preziosi quadri di vita, preparati e raccolti per darvi il benvenuto nel settore Arte della nostra "BiblioHome".
I quadri sono stati realizzati grazie alla partecipazione di diverse persone della nostra Associazione - famiglie, volontari, educatori che con ironia, poesia e creatività si sono messi in gioco in uno spazio di sperimentazione creativa in cui scoprire, divertirsi, trasformare, comprendere e rappresentare.
L'esperienza creativa ed artistica, presente e possibile in ogni persona, ci fa entrare, proprio come in un gioco, in una dimensione "magica e simbolica", che consente di ri-guardare la realtà, di integrare emozioni e di condividere esperienze in risonanza emotiva con gli altri, colmando lontananze e differenze in una Bellezza che ci accomuna.
"L'arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove"
B. Munari
Arte come ricerca e conoscenza attraverso l'esperienza del reale..un sentire che coglie, un cuore che assimila, una mente che rielabora, una forma che esprime, un corpo che gioca, un'emozione che si riflette...
Nel lavoro che vi proponiamo non è la realtà ad essere dipinta, ma l’arte ad essere reinterpretata e rappresentata nel reale, in scorci di quotidianità scelti da ognuno liberamente, frammenti di questo periodo di vita "obbligata" in casa.
A volte la realtà ci fa da specchio. In uno specchio le immagini si raddoppiano e l'immagine riflessa ci scopre, ci interroga, ci obbliga e ci consente
di guardarci, e, forse, di riflettere su quello spazio invisibile che separa e allo stesso tempo tiene unite due immagini, ed in esse, due dimensioni: l'esperienza ed il suo significato, il dentro ed il fuori di noi, l'anima ed il mondo.
A volte l'altro ci fa da specchio e nel gioco di riflessi si moltiplicano immagini e significati, arricchendosi di possibilità e di sguardi nuovi.
A volte l'altro ci fa da specchio e nel gioco di riflessi si moltiplicano immagini e significati, arricchendosi di possibilità e di sguardi nuovi.
"l'arte può creare una zona di vita simbolica che permette la sperimentazione di idee e sentimenti, di portare alla luce la complessità e le contraddizioni della vita, di dimostrare la capacità dell'uomo di trascendere il conflitto, di creare ordine dal caos ed infine di dare piacere"
E.Kramer
...e, aggiungiamo, di incontrare l'altro...
Alla "scoperta" dei quadri
Puoi procedere secondo il tuo ritmo, proprio come in una camminata
Puoi scegliere se guardare in silenzio o se preferisci essere accompagnato dalla musica che ci ricorda che la Primavera è intorno a noi!
Il nostro invito è di rifletterci negli altri, per "andare oltre"...
oltre il ritratto, un volto
oltre l'espressione, un'emozione
oltre l'oggetto, un valore
oltre lo stile, un significato
oltre la scelta, un motivo
oltre lo sfondo, una casa
e.. oltre i nostri sguardi, anche il tuo!
Regalaci il tuo quadro
BiblioHome Settore Arte
lanostracomunitaonlus@gmail.com
- Utilizza il riquadro qua sotto per attivare l'accompagnamento musicale alla mostra -
- Fai un solo click sul primo quadro per entrare nell'esposizione -
- BUONA VISITA! -
venerdì 3 aprile 2020
LA STORIA DI PINOCCHIO raccontata da Flavio Albanese Un gioiello per grandi e piccini
Per scoprirne di più, CLICCA QUI ⇓
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