mercoledì 20 maggio 2020

CreativeSocialProject "Piatti d'artista"


#MilanoFoodCity2020

 

Da quando, tre anni fa, l’iniziativa Milano Food City è stata inserita nel palinsesto degli eventi culturali della città di Milano, la nostra Associazione ha sempre partecipato con diverse iniziative formative ed aggregative rivolte alla cittadinanza in ottica inclusiva.

Quest’anno l’evento, previsto nella sua quarta edizione tra il 14 ed il 21 maggio, per motivi di emergenza Covid, è stato sospeso e rimandato al 2021. La nostra Associazione ha deciso di tener viva comunque questa bella tradizione per non perdere un’importante occasione di promuovere, oggi più che mai, socialità e presenza.

Il progetto social ha avuto la finalità di veicolare alcuni messaggi di educazione alimentare e stile di vita preziosi come l’oro! collegandoli a due momenti particolari della giornata:

LA COLAZIONE “Il mattino ha l’oro in bocca” - rispolverando un detto della tradizione, abbiamo voluto invitare al recupero di una sana abitudine che si sta perdendo nella vita frettolosa di tutti i giorni, ma che forse, in questo periodo casalingo abbiamo avuto l’occasione di riscoprire.

L’APERITIVO “Happy Golden Hour” - ponendo l’accento su questa usanza molto milanese, abbiamo voluto trasmettere il valore del cibo come momento di condivisione, di chiacchiere e convivialità.

Un ringraziamento speciale agli chef dell'Hotel Principe di Savoia, ai nostri ragazzi ed ai volontari dell'Associazione, che hanno sostenuto il progetto condividendo ottime ricette!

CREATIVE SOCIAL PROJECT

“Piatti d’Artista”

L’iniziativa è stata inaugurata il 15 maggio con l’apertura della nostra BiblioHome. La riflessione sul cibo si è collegata al concetto più ampio di nutrimento dell’essere umano nelle diverse dimensioni.. di corpo, mente, spirito e socialità!

La week, dal 15 al 21 maggio ha previsto un concorso aperto a tutti.. famiglie, volontari ed amici dell’Associazione che hanno partecipato numerosissimi nel presentare i loro “quadri da chef”, dimostrando che anche in cucina la creatività può comunicare cura e bellezza. D’altronde si sa… anche l’occhio vuole la sua parte!

Grazie e complimenti a tutti i partecipanti!

Ed ora gustiamoci insieme tutte le proposte arrivate... e scopriamo il piatto più votato👍🏻




lunedì 11 maggio 2020

LE PAROLE DELLA FANTASIA


Il 2020 è l’anno in cui ricorre il centenario della nascita di un grande scrittore italiano, Gianni Rodariche con i suoi scritti per l’infanzia ha lasciato un segno in tutti noi  
Sempre attuali e creativi i suoi scritti hanno accompagnato la nostra infanzia e suscitano ancora oggi forte interesse in grandi e piccini

Il celebre testo "Favole al telefono" è un'opera pubblicata nel 1962 che si presta bene alla situazione attuale che tutti stiamo vivendo, che ci costringe alla lontananza dai parenti, dagli amici, dalle maestre....

"C'era una volta il ragionier Bianchi...Era un rappresentante di commercio e sei giorni su sette girava l'Italia intera...la domenica tornava a casa sua e il Lunedì mattina ripartiva. Ma prima che partisse la sua bambina gli diceva: mi raccomando papà: tutte le sere una storia. Chiamarla e raccontarle una storia tutti i giorni era un modo per stare vicino alla sua bambina anche da lontano" 

Se non avete il libro in casa da rispolverare, niente paura, la rete ci offre numerose possibilità tra cui l'attore Stefano Accorsi che recita alcune favole del testo, di seguito uno dei suoi video 
 

     

Infine, vi segnaliamo un appuntamento originale promosso da Ray Play Radio: gli incontri con la Fantastica

Ogni Sabato alle 18 ascolta direttamente la voce inedita dello scrittore cliccando qui, siamo certi che sarà un'esperienza unica e arricchente, soprattutto per noi grandi, per recuperare la forte consapevolezza dell'importanza della fantasia nella crescita dei nostri bambini

"A chi crede nella necessità che l'immaginazione abbia il suo posto nell'educazione; 
a chi ha fiducia nella creatività infantile; 
a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola"





lunedì 4 maggio 2020

Una presentazione "fatta a mano"


BIBLIOHOME

UNA PRESENTAZIONE “FATTA A MANO”


Apriamo la porta del nostro laboratorio di artigianato creativo 

con una storia di una casa speciale, in un libro speciale!  

 



Lo sapevate che…



L’uso del collage risale agli inizi del ‘900. Il termine collage indica una composizione realizzata incollando su un fondo, a volte già dipinto o colorato, carte e/o materiali diversi. Se vengono impiegati solo ritagli di carta il collage prende il nome di papiers collés, mentre con l'inserimento anche di altri materiali ed oggetti la tecnica prende il nome di assemblage. 

Il Museo del Novecento di Milano ospita una delle prime sperimentazioni con la tecnica del collage, opera dell’artista Georges Braque che, insieme a Pablo Picasso, fu uno dei primi artisti ad utilizzarla, in rottura con la tradizione pittorica accademica.


                                    

       G. Braque Natura morta con chitarra, 1912   P. Picasso Natura morta con sedia impagliata, 1912




 

SI PUO' FARE 

Taglia, strappa, incolla e inventa!


Il collage permette di rompere gli schemi e di ricostruirli secondo la propria visione, di tagliare ciò che non serve e cercare forme nuove, di scegliere i nostri pezzi preferiti ricomponendoli in immagini significative, di recuperare materiali di scarto, restituendo loro significato e valore....


Ecco tre tutorial come spunti per realizzare un collage con pagine di vecchi libri e spartiti musicali. A voi liberare la fantasia inventandone di nuovi, utilizzando riviste, lettere, francobolli, fogli colorati o anche altri materiali…


               

 

 


domenica 3 maggio 2020

Siete i benvenuti nella sezione d' Arte e Artigianato

Immaginiamo di volare sui tetti delle case come le anime fluttuanti di Chagall, alla scoperta di meraviglie e curiosità del mondo dell’arte, lasciandoci ispirare dalla bellezza che incontreremo.
La parola Arte, nella sua radice etimologica, contiene il significato originario di “muoversi verso”, “adattare”, evoca quindi un agire connesso alla possibilità di inventare e trasformare.
Ci piace pensare ad una Poetica del fare, come esperienza condivisa di azioni creative, un’operosità dell’anima che dà forma concreta alle emozioni e permette di recuperare la sapienza di un tempo “artigianale”, fatto di cura e passione.
Entra in questo spazio con curiosità, come in un laboratorio con grandi finestre aperte sul mondo e sulla fantasia. Lasciati stupire e tieni a portata di mano strumenti di lavoro, materiali e colori per sperimentare e giocare con noi la tua creatività!

martedì 28 aprile 2020

SIETE I BENVENUTI nella sezione Famiglie e minori






Benevenuto nella sezione Teatro e Narrazione


Il teatro porta alla vita e la vita porta al teatro. Non si possono scindere le due cose .”

Eduardo De Filippo

Caro lettore, che tu sia uno del mestiere, un appassionato, un ricercatore di teatro e delle sue arti espressive, o un semplice curioso, sei il benvenuto in questa sezione! Qui il sipario è aperto e lo spazio del palcoscenico racconta l'uomo, le sue emozioni, relazioni e necessità.
Il teatro è da sempre un'occasione di conoscenza, riflessione e di scoperta della vita e dei suoi mondi possibili. Pertanto, in questa sezione troverai articoli, pubblicazioni, video che “parlano” del teatro, delle sue produzioni e della sua valenza formativa ed educativa.
Il materiale messo a disposizione appartiene sia a fonti esterne che interne alla nostra BIBLIOHOME.

SULLA FUNE DI NUOVI EQUILIBRI



In questo periodo condizionato dalla pandemia in corso siamo stati tutti catapultati in una nuova realtà, una realtà in cui lo slogan #iorestoacasa è diventato un monito ormai noto e rispettato da molti, in particolare da famiglie con giovani e bambini.
La casa quindi come strumento che, tenendoci lontani dagli altri, ci protegge dal contagio, ma per molti la casa non è mai stata rifugio sicuro e le mura domestiche rappresentano oggi un pericolo. E’ molto importante seguire le direttive dei governi per la sicurezza della comunità, ma altrettanto importante che gli stessi governi riconoscano che la casa non è un luogo sicuro per tutti e si mobilitino tenendo in massima considerazione questa discriminante nell’ideazione delle misure di controllo dei contagi e nella pianificazione di una possibile fase di ripartenza.
La pandemia non ha azzerato le vulnerabilità già esistenti, anzi l’emergenza attuale semmai ha acutizzato problematiche sommerse, tra cui isolamento, violenza fisica  psicologica e disagio. Il rischio del Coronavirus non è quindi solo sanitario ed economico, tema che ricorre come preoccupazione costante dei tecnici, ma dall’osservatorio dell’Associazione La Nostra Comunità, che da anni si batte in prima linea per i diritti dei più fragili – bambini e persone con disabilità, il rischio è anche sociale, educativo e psicologico. Tale consapevolezza ci sprona, come operatori del sociale, a rivedere i paradigmi della qualità dei nostri servizi alla persona. È giunto il tempo quindi di intraprendere nuovi orizzonti dell’azione educativa, valorizzando il nuovo che inaspettatamente ci siamo trovati a vivere in maniera universale e adattare l’esperienza al cambiamento.



Gli operatori sociali sono professionisti chiave che possono sostenere le figure genitoriali, che si ritrovano in un momento di stress a cercare di “stare in equilibrio sulla fune della nuova quotidianità”, una fune mai attraversata prima, senza allenamento e senza l’equipaggiamento adeguato. La chiusura delle scuole e dei Centri educativi, lo smart working e la restrizione dei movimenti stanno stravolgendo la routine, con una ricaduta importante sulla salute mentale di tutti, in primis degli adulti. L’equilibrio non riguarda solo la gestione della casa, della nuova scansione del tempo, del lavoro in una forma nuova, ma l’equilibrio da ritrovare è prima di tutto quello identitario, per poi essere punti di riferimento sicuri anche per i bambini e le persone fragili vicine a noi.
L’Associazione crede da sempre nell’importanza della “rete di sicurezza” che possa far camminare tutti sulla fune con la possibilità remota di cadere senza rompersi, ma rimbalzando come una molla che anche se urta ritrova la sua forma, arma di resilienza nelle situazioni difficili.

Benvenuto nella sezione Musica


Benvenuto, caro lettore, nella sezione musica della BIBLIOHOME!

Sì, non sei passato per uno scuro androne,
non hai attraversato lunghi e misteriosi corridoi rischiarati alla fioca luce di lampade ad olio né hai dovuto recitare arcane formule per fare aprire porte e portoni ma …eccoti qui, in un Luogo a suo modo magico,dove insieme alla bellezza già costitutiva della Musica potrai assaporarne il valore formativo, comunicativo, lenitivo, curativo, sociale, aggregativo …
Ed ora, caro lettore, non ci resta che augurarti bon voyage, buon viaggio!

La narrazione tra vita e professione. “Educatori con poesia: libere ispirazioni sulla casa”


Ti racconto una storia”: quante volte ci siamo sentiti dire questa piccola frase che ci apriva scenari immaginari fatti di eroi, mostri, fate e finali più o meno inaspettati; oppure “mi ricordo di quando”: le parole con cui si aprivano i racconti reali di un tempo. E' un dato di fatto e necessario che l'uomo abbia bisogno di narrare per costruire sapere, fare esperienza e ricordare.
C'è chi della narrazione ne ha fatto una professione e non parlo solo di scrittori, drammaturghi, giornalisti, poeti: mi riferisco agli educatori e ai pedagogisti che, più o meno consapevolmente, sono promotori sempre di narrazioni. Essi “raccontano” vite altrui, le accolgono, osservano e le descrivono, mentre, al contempo, costruiscono la loro stessa vita; ascoltano non solo con le orecchie, ma cercano di farlo con ogni parte di sé, conoscendo e riflettendo sul proprio mondo interiore; sono “poeti”, perché cercano immagini, piccole sfumature e la meraviglia in ciò che spesso appare solo in un “mondo possibile”, a volte ancora nascosto.
Ho scelto così di aprire questa sezione di Teatro e Narrazione, con i “racconti poetici” di alcuni operatori dell'associazione La nostra comunità, contestualizzandoli nel periodo che stiamo vivendo, quello della pandemia che ci costringe tutti a casa.
Il grande Bertolt Brecht (drammaturgo tedesco del Novecento) con “Il fumo” ci ha offerto suggestioni e spunti per narrare “poeticamente” della propria casa, della sua essenza e dei suoi significati. Cosa rappresenta per te “il fumo della casa?” Cosa non deve mai mancare nella tua casa?: queste le domande che hanno ispirato le narrazioni.
Con le diverse restituzioni, è stato creato un piccolo video, ricco di messa in gioco, poesia e disponibilità, caratteristiche con cui la nostra “realtà educativa e narrativa” ha a che fare e a cui tende ogni giorno.
Il mondo personale e quello dell'altro si aprono così ad un dialogo continuo tra emozioni, ragione e sentimento.
Buona lettura e buona visione!

Il fumo
La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale il fumo.
Se mancasse
Quanto sarebbero desolati
La casa, gli alberi, il lago!

(B. Brecht)








Alessandra G.


Benvenuto nella sezione Cultura

Molti forse non sanno che questa parola deriva dal latino “colere” che significa COLTIVARE.
Bene, con cura, pazienza, laboriosità, genio, abbiamo insieme l’opportunità di
COLTIVARE CULTURA, in questo spazio che diventa un pensatoio condiviso, un amplificatore di conoscenza, un tempo altro che ci regaliamo.
Qui trovi articoli, informative, iniziative ed eventi, ma tra le righe trovi molto di più.
Entra senza indugio e buona ricerca

lunedì 27 aprile 2020

"PAPARIARE" ai tempi del Covid-19: l'attualità del testo di Eduardo De Filippo



La quarantena dettata a tutti a causa del Covid-19 ha costretto molte persone a fermare il proprio turbinio quotidiano, a dare uno stop a ciò che fino a quel momento era stato e sembrato necessario. Così, nelle mura delle proprie case, almeno nelle situazioni più fortunate, ci si è trovati di primo acchito a dover pensare a come passare il tempo sino ad allora riempito di tante cose.
Spot pubblicitari, testate giornalistiche, articoli di esperti e specialisti si sono dedicati a dare consigli e a metter in circolo saperi per sostenere “l'uomo” in questo periodo di delicato “arresto”(che poi pare che per molti il tempo sia comunque frenetico tra gestione di casa, figli e Smart Working). Forse si teme che il tempo non possa fruttare , si perda tempo o che semplicemente non siamo abituati a “stare”, a procedere con lentezza come la Pedagogia della Lumaca di Gianfranco Zavalloni ci insegna.
Eppure, tale condizione non è una novità per quelle persone che appartengono alla fascia definita“ fragile” e che hanno esperienza continua dell'attesa, dello stare e della ricerca del fare (magari condiviso che è più bello). Forse stiamo assistendo ad una rivoluzione copernicana che fa della fragilità un esempio da cui apprendere o forse in questo momento più che mai la condizione di fragilità appartiene a tutti?

Il teatro ancora una volta ci offre degli spunti di riflessione e riprendendo alcune battute da “Le voci di dentro”, il grande Eduardo de Filippo parla del "papariare" in un dialetto efficace e diretto come quello napoletano.

A 'mme me fa piacere quando la mattina mi sveglio così, tengo un poco di tempo e mi posso papariare per la casa. Papariare, cioè fare con comodo tutte quelle piccole cose che uno ha sempre rimandato, non ha mai fatto, poi dico tengo un poco di tempo e lo faccio.”

La traduzione in italiano di “papariare” è “galleggiare oziosamente, godere di una situazione di relax in acqua”.
Ecco che allora potremmo provare a “papariare” non solo svolgendo quelle azioni quotidiane che non si riescono a fare, ma cercando stili di pensiero inusuali per le nostre menti, cambiando prospettiva di sguardi, provando a “galleggiare” fluttuando anche sulle proprie fragilità per farne una forza.
In una visione circolare del tempo, si potrebbe dire che le diverse affermazioni di pedagogisti anche dei tempi passati, come Rousseau e Freinet, tornano attuali più che mai, promuovendo la valorizzazione della lentezza, dell'ozio creativo e dell'incontro tra uomo e natura, in un ottica comunitaria.
E allora, ben venga il "papariare" come riscoperta dell'uomo e della sua natura.
Alessandra G.


CLICCA QUI per il VIDEO "PAPARIARE", E. De Filippo




venerdì 24 aprile 2020

SORELLA BELLEZZA di Luigino Bruni



Abbiamo un vitale bisogno della virtù civile ed economica della bellezza. La bellezza ci è necessaria per il rilancio della nostra economia e del lavoro, per una rifondazione della scuola e dell’università, e per curare veramente le vecchie e nuove forme di povertà involontaria e non scelta, che per essere sanate hanno bisogno della bella povertà di Francesco. L’economia e la civiltà italiane non hanno solo ‘generato’ bellezza (artistica, musicale, urbana ...): prima è stata la bellezza a generare economia e civiltà. Il Made in Italy, di ieri e di oggi, lo hanno fatto artigiani lavoratori formati dalla bellezza, cresciuti in mezzo alle nostre cattedrali, piazze, valli, mari e montagne. Gli input delle nostre economie non sono stati soltanto le materie prime, il capitale e il lavoro: nelle filiere produttive sono entrati anche Dante, Pinocchio, Fellini, storie, paesaggi, affreschi, chiese. Bellezza che è diventata anche design, auto, scarpe, abiti, cibo. Quando andiamo in Umbria o in Sicilia per turismo eno-gastronomico, non ‘consumiamo’ soltanto alloggio, cibo e vino, stiamo ‘mangiando e bevendo’ anche bellezza, accumulata in millenni di cultura e di paesaggio (nel prezzo dei beni ci sono componenti che l’imprenditore vende, ma che non son suoi: le tasse sono anche questo). Siamo stati capaci di creare valore economico finché siamo stati capaci di generare valore aggiunto in bellezza, fin quando l’abbiamo saputa raccontare, e poi tradurla anche in prodotti, in beni, in economia, benessere. Oggi stiamo consumando bellezza, ma non siamo capaci di riprodurla, se non in quantità minima. Dobbiamo tornare a produrre bellezza, se vogliamo tornare a produrre beni e lavoro. Ma la bellezza non si pianifica nelle business school né nei tavoli politici: nasce, fiorisce, dalla gratuità, da quella charis / grazia che è radice anche di bellezza (grazioso), e quindi dall’amore dei luoghi, delle città, dei territori. La bellezza è poi essenziale, sebbene oggi meno evidente, per una buona scuola e buone università, che sperimentano carestie non solo di risorse economiche e finanziarie, ma anche di bellezza. Per la formazione del carattere dei bambini e dei giovani dovremmo usare i luoghi più belli della città, oggi catturati dalle banche e dalle rendite, mentre gli studenti sono confinati in edifici sempre meno curati, spesso in un vero stato di degrado. Non so come si possa insegnare, incontrare e conoscere Socrate, Pitagora e Leopardi in luoghi brutti. Chi lavora nelle scuole sa – se vede bene – che le aule, le pareti, i giardini parlano e insegnano, sono ‘colleghi’ parlanti linguaggi non verbali, ma vivi come i nostri. Questo lo sanno molto bene i bambini, perché lo hanno imparato dalle fiabe e dai cartoni, dove anche i grilli, gli animali e le piante parlano, e dove le case hanno occhi e sanno sorridere. Anche per questo motivo i bambini non sono adulti con qualcosa in meno, perché hanno anche qualcosa in più degli adulti, che si perde crescendo. Senza questa consapevolezza è impossibile una vera reciprocità bambino-adulto. Ma se pochi minuti dopo aver letto un testo di Ungaretti, cercando di far vivere e sperimentare qualcosa del mistero della poesia (la poesia o la si vive e sente nella carne, o è esercizio inutile, se non dannoso), gli alunni e gli studenti fanno ricreazione in luoghi sciatti e degradati, quell’esercizio di libertà e di verità si disperde. Così il giorno dopo l’insegnante-Sisifo, deve ripartire da zero, o quasi. Non c’è scuola buona che non sia anche bella. Ma se c’è un luogo dove il bisogno di bellezza è ancora più urgente, questo è il mondo delle povertà. Nelle società passate, i luoghi più belli della città erano le cattedrali e le chiese, abitati dal popolo, quindi anche dai poveri. È stupefacente pensare che gli affreschi di Giotto e di Caravaggio adornavano anche, e soprattutto, i luoghi dei poveri, quelli della gente semplice, umile, analfabeta: il giogo duro delle loro vite brevi e piene di stenti era reso più leggero anche dal dono dell’arte di artisti e di mecenati, che con la bellezza restituivano e condividevano parte della loro ricchezza. Certo, in quelle società c’erano ancora molto lusso e molta ricchezza privata non condivisa con tutti né tantomeno con i poveri. Ma oggi, nonostante rivoluzione francese e democrazia, la ricchezza condivisa sotto forma di bellezza è ancora minore, perché la ricchezza che nasce dalla finanza finisce nei paradisi fiscali, o in residenze e beni di consumo privatissimi e invisibili. Le ville dei super-ricchi non abbelliscono alcuna città, perché la gente non le vede più, tantomeno le ‘abita’: sono ricchezze incivili, perché non sono nelle e per le città. Così quei lussi e quegli sfarzi non sono più autenticamente bellezza, e neanche per chi li possiede, perché la bellezza per essere tale ha bisogno dello sguardo dell’altro, e dello sguardo del povero. «Sposata hai una pena di non provar gioia alcuna che non sia di tutti»: c’è qualcosa di universale in questo bel verso di Davide Maria Turoldo. «Nella mia cooperativa – mi raccontava un imprenditore civile – voglio avere ottimi parrucchieri, perché – aggiungeva – se una signora anziana che si è fratturata un femore non si risente bella, non guarisce, e può lasciarsi morire». La bellezza vera è terapeutica: si può morire, o non guarire, anche per la bruttezza dei luoghi. Accogliere e aiutare persone povere in luoghi belli dà loro quella forza in più per fare il primo passo per riprendere il cammino, perché la bellezza risveglia la nostra parte migliore. Questa bellezza non è un bene di lusso, è un bene di prima necessità, che coabita con la sobrietà e la povertà. Riportiamo allora la bellezza nelle città, nelle imprese, nelle scuole, altrimenti ci mancherà la forza spirituale e simbolica per ricominciare. 

Un omaggio allo scrittore Sepulveda, che ci ha insegnato a volare


In un periodo che ci ha tarpato le ali è bello poter ritrovare la fiaba, la forza di una parabola magnificamente descritta nel libro di Sepulveda “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”.

Ed allora mi ritrovo a pensare ai tempi del liceo quando terminato l’anno scolastico i docenti di italiano consigliavano a noi studenti libri da leggere durante le vacanze estive : non mancava mai Sepulveda e la sua gabbianella.

Oggi come allora la lettura è un piacere , tra le righe del libro trovi parte di te, la storia diventa la TUA storia e nelle parole dello scrittore Sepulveda ti nutri di messaggi di grande attualità e speranza.

L’amore per la natura, il rispetto della diversità, l’esplorazione dell’immaginario e del reale...

"Così, ora che lo scrittore cileno ha spiegato le sue ali, ci sembra doveroso alzare gli occhi al cielo e ricordare chi ci ha fatto sentire di essere al posto giusto nel mondo, a chi ci ha fatto apprezzare e, magari, anche amare ciò che ci rende diversi dai nostri simili. Buon Volo" 

mercoledì 22 aprile 2020

Una MUSICA può fare


Una MUISICA può fare

- Musica dalla camera -



"Una musica può fare … salvarti sull'orlo di un precipizio, 
quello che la Musica può fare!"

Questo cantava nell'ultimo anno del XX secolo il cantautore Max Gazzè. 
Ed oggi? cosa può fare la musica? 
Ci sono giovani cantautori che, dalle loro case, cantano la speranza?
 Forse ne abbiamo scovata una …




,,, l'intervista ad Annachiara Fontana, giovane cantautrice






Ed ora - DIETRO LO SCHERMO - buon ascolto!








C'è Musica in carcere



C'è Musica in carcere?!








Beh, si! Da anni alcuni Istituti Penitenziari danno la possibilità ad associazioni, per lo più di volontariato, di fare attività culturali, ricreative, sportive, socializzanti ed anche terapeutiche. La musica è molto richiesta tra le persone che vivono in un regime di detenzione e talvolta anche dal personale che lavora all'interno di tali strutture. La II Casa di Reclusione di Milano, più comunemente conosciuta come "Carcere di Bollate", è sicuramente tra le più innovative d'Italia per quanto concerne la vocazione rieducativa e non punitiva che la nostra Costituzione prevede abbiano le strutture detentive; anche lì c'è ancora da fare, ma tante donne ed uomini di buona volontà, tra personale amministrativo e di Polizia Penitenziaria, persone detenute, volontari e operatori sociali, s'impegnano per migliorare tale luogo. Ebbene, da dodici anni, in uno dei reparti di questa struttura opera l'Associazione Arpamagica con il laboratorio di musicoterapia. E' qui con noi per parlarcene la Dott.ssa Silvia Castagnola, Presidente di Arpamagica.


Fai un click sul riquadro qui sotto per ascoltare l'intervista











Di seguito, l'ultimo lavoro di songwriting del laboratorio di Arpamagica con i detenuti del 7° reparto della Casa di reclusione di Bollate. Con il termine songwriting s'intende l'utilizzo di tecniche di scrittura di canzoni in ambito musicoterapico. In questo caso i partecipanti si sono cimentati in una rielaborazione del testo della canzone "Hallelujah" di Leonard Cohen.








 Qui sotto trovate il video di "Hallelujah" nella celebre versione di Jeff Buckley

Se riuscite, consigliamo l'ascolto leggendo il testo creato nel laboratorio di musicoterapia.

Pensate ad un coro di venti uomini che canta quelle parole dalla "cella di musica" di una struttura penitenziaria.
 Le voci sussurrano la prima parte di ogni strofa e poi, in un crescendo all'unisono dell'emissione sonora, arrivano al ritornello, dove,
 l'Hallelujah recitato cantando, dona pace - almeno in quel "qui ed ora" - ai Cuori.